Toyota reinventa la sua Prius

matto93

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gioia tauro
Toyota costruisce una serie limitata di Prius ibride plug-in. Abbiamo fatto un giretto a bordo – e ne siamo entusiasti.

Si sa che i veicoli ibridi per ora non sono la soluzione migliore. Troppo pesanti, (ancora) troppo poco efficienti. È chiaro quindi che è più ragionevole affidarsi alle tecnologie costose quando offrono vantaggi aggiuntivi, per esempio quando consentono di percorrere più chilometri usando soltanto il sistema elettrico. Ogni chilometro in più fa migliorare notevolmente il bilancio ecologico. Una delle soluzioni è la tecnologia ibrida plug-in: la batteria (più grande) può essere ricaricata anche dall’esterno tramite la rete elettrica.

Diversi produttori di auto hanno già presentato alcuni studi di vetture ibride plug-in. Precursore è stato il marchio Saab, che già nel marzo 2006 diffuse per la prima volta un veicolo di questo genere. Tuttavia produrre un’ibrida plug-in è ancora più dispendioso che produrre un’ibrida “normale”, già cara e complicata. Occorrono infatti batterie più grandi, oltre a un circuito elettrico interno aggiuntivo, che a quanto pare non è così facile da realizzare a livello tecnico.

Pare che ce ne siano in circolazione già alcune. Tuttavia non sono diventate di pubblico dominio, e per questo la Toyota Prius, che per ora è il grande precursore dell’ondata ibrida, va apprezzata per essere la prima ibrida plug-in a funzionare davvero. Abbiamo avuto la possibilità di effettuare un breve test di guida a sud di Tokio e possiamo dire che: Eureka, funziona!

Il PHV (Plug-in Hybrid Vehicle), come viene chiamato questo modello di veicolo, si basa essenzialmente sulla Prius ma, a differenza di questa, dispone di una batteria agli ioni di litio più moderna ed efficiente. La Prius plug-in raggiunge infatti una velocità massima di 100 km/h con la sola modalità elettrica. E ancora più importante è il fatto che riesca a percorrere circa 20 km con funzionamento elettrico. Si tratta di un notevole miglioramento rispetto al modello di serie, che si riflette anche sui consumi: il PHV consuma 2,5 litri di benzina per 100 km emettendo soltanto 59 g CO2/km. Pur essendo valori teorici calcolati dal computer, rimangono comunque impressionanti.

La Prius plug-in si guida esattamente come una normale Prius. L’accelerazione garantita dalla batteria agli ioni di litio è notevole – il PHV raggiunge disinvolto i 100 km/h senza dover azionare il motore a scoppio e percorrendo senza problemi lunghe distanze a una velocità di 80km/h. Abbiamo guidato questa Prius soltanto per pochi chilometri ma abbiamo dovuto fare di tutto per costringerla a ricorrere al motore a benzina.
Da notare il peso maggiore della Prius plug-in (circa 110 chili in più), che comunque rimane facile da guidare – nessuno si aspetta una guida sportiva da un’auto che consuma soltanto 2,5 litri.

Il pieno del PHV avviene come sempre da dietro, con la benzina. Sul lato anteriore però vi è un altro «bocchettone» attraverso il quale l’ibrida plug-in può essere collegata a una normale presa di corrente (110 o 220 V). Con le comuni prese europee da 220 V il caricamento della batteria con la corrente dura soltanto mezz’ora – il PHV è così di nuovo in grado di percorrere 20 km in modalità elettrica. Questa è una buona notizia, anzi molto buona, perché significa che con un po’ di organizzazione la Toyota potrebbe essere davvero usata nel traffico locale ricorrendo soltanto al funzionamento elettrico.

Per il momento Toyota intende costruire soltanto 500 esemplari di PHV. Di questi 150 raggiungeranno l’Europa, dove verranno però concesse in leasing soltanto ai clienti di parchi veicoli. Purtroppo, a quanto pare, la Svizzera non potrà godere di queste ibride plug-in, anche se le trattative sono ancora in corso.
 
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