Ricarica climatizzatore

Quello con la cannuccia lunga che spruzza una spece di schiuma.
Della Are****** :biggrin2:
 
Scusate ma.. avete tralasciato un particolare.. quanto costa in media una ricarica del clima? si può fare ovunque o solo presso le concessionarie?
 
Scusate ma.. avete tralasciato un particolare.. quanto costa in media una ricarica del clima? si può fare ovunque o solo presso le concessionarie?

La puoi fare dovunque, costa se ben ricordo dai 30 ai 50 euro, secondo la capacità dell'impianto. Se ho ben capito non si riesce (o non sempre, dipende forse dell'attrezzatura) a controllare solo lo stato di ricarica, ma una volta collegato lo strumento lui svuota comunque l'impianto e lo ricarica al livello impostato.
 
Se ho ben capito non si riesce (o non sempre, dipende forse dell'attrezzatura) a controllare solo lo stato di ricarica, ma una volta collegato lo strumento lui svuota comunque l'impianto e lo ricarica al livello impostato.

Ti sei dimenticato l'opzione "non si vuole" da aggiungere alla "non si riesce". :wink_smil
Altrimenti non potrebbero mettere in conto 50 euro per un solo "controllo della pressione".
Inoltre (a differenza di quanto a volte capita sugli impianti di condizionamento casalighi) sembra spesso un mistero la "quantità" di gas utilizzato per la ricarica.
 
Di norma gli impianti di climatizzazione, specie su auto recenti, dovrebbero essere a completa tenuta. Considera che la mia auto precedente, una Toy Carina del '94:wub:, in dodici anni di vita non ha avuto mai bisogno di alcuna ricarica... In conclusione, parti tranquillo:63:
 
Ti sei dimenticato l'opzione "non si vuole" da aggiungere alla "non si riesce". :wink_smil
Altrimenti non potrebbero mettere in conto 50 euro per un solo "controllo della pressione".
Inoltre (a differenza di quanto a volte capita sugli impianti di condizionamento casalighi) sembra spesso un mistero la "quantità" di gas utilizzato per la ricarica.

Ho approfondito: venerdì scorso mentre aspettavo in officina per altre cose, ho verificato su due auto la ricarica del clima: in particolare su una, il semplice controllo della pressione non dava risultati affidabili: la pressione era ok, ma dato il via al ciclo di ricarica, su 0,575 Kg di gas consigliati, ne erano presenti circa 300 grammi, quindi quasi la metà... il clima funzionava, ma al proprietario sembrava facesse meno freddo di un tempo...
La macchina di ricarica non può sapere quanto gas c'è nell'impianto: lo svuota, pesa il gas prelavato, lo filtra e lo depura, dopodichè riempie il circuito al livello giusto aggungendo dal proprio serbatorio quanto ne serve: è in quel momento che calcola quanto ne ha dovuto aggiungere.
Il prezzo che ci fanno pagare dovrebbe essere una quota fissa per l'operazione, più il costo del gas aggiunto al nostro, oppurtunamente 'pulito' per essere 'a livello.
 
... il semplice controllo della pressione non dava risultati affidabili: la pressione era ok, ma dato il via al ciclo di ricarica, su 0,575 Kg di gas consigliati, ne erano presenti circa 300 grammi...

Ammetto la mia totale ignoranza sulle specifiche macchine per ricarica... ma la spiegazione mi soddisfa solo in parte.
Premesso che non scrivo per puro amor di polemica... ma per capire!

Tu dici che la pressione non da risultati affidabili ma la cosa mi sembra "strana" dal punto di vista delle leggi fisiche.
Il principio di funzionamento di un impianto refrigerante è che un certo gas (con caratteristiche idonee) viene compresso (il che genera calore che viene ceduto all'ambiente attraverso opportuni radiatori di rafreddamento) e poi viene immesso in un circuito dove viene fatto espandere e si raffredda in un radiatore, dove "assorbe" calore dall'aria da raffreddare.
(i termini sono poco scientifici... ma è per spiegare il concetto).

Ora.. se vi è meno gas di quello previsto, l'impianto parte da una situazione "a riposo" con una pressione inferiore a quella prestabilita e questo ne rende difficoltoso e meno efficace il funzionamento.
Visto che la dimensione del circuito dovrebbe essere "fissa" (il volume) e che a parità di volume e temperatura la pressione è direttamente proporzionale alla quantità... mi sfugge come mai la rilevazione della pressione non sia elemento sufficiente per determinarne la quantità.

L'elemento più "variabile" è la temperatura ma anche questa dovrebbe essere rilevabile dai macchinari preposti....

Se stiamo dicendo invece che è "bene" che il gas venga "ricondizionato" attraverso filtri e depuratori... allora è un'altra cosa; ma credo che l'influenza di sostanze "estranee" (come residui distaccatisi dal circuito o lubrificante del compressore.. se non usano compressori "evoluti") sia marginale rispetto al fattore "pressione" (e quindi quantità).

P.S. per una spiegazione molto più scientifica e dettagliata del funzionamento (e dei vari tipi di gas impiegati) consiglio la lettura della pagina
http://www.agafish.it/images/Informazioni%20tecniche%20varie/Conosciamo%20il%20frigorifero/conosciamo%20il%20frigorifero.htm

dove... tra l'altro... c'è anche una frase che recita:
Quando bisogna effettuare la ricarica del gas nel circuito?
Non bisogna mai farlo. Il gas circola in un circuito chiuso, se non c'é una perdita l'impianto non si scarica mai. In ogni caso, prima di ricaricare bisogna cercare ed eliminare il "buco" da cui il gas è fuoriuscito.
 
Ultima modifica:
Ammetto la mia totale ignoranza sulle specifiche macchine per ricarica... ma la spiegazione mi soddisfa solo in parte.
Premesso che non scrivo per puro amor di polemica... ma per capire!

Tu dici che la pressione non da risultati affidabili ma la cosa mi sembra "strana" dal punto di vista delle leggi fisiche.
Il principio di funzionamento di un impianto refrigerante è che un certo gas (con caratteristiche idonee) viene compresso (il che genera calore che viene ceduto all'ambiente attraverso opportuni radiatori di rafreddamento) e poi viene immesso in un circuito dove viene fatto espandere e si raffredda in un radiatore, dove "assorbe" calore dall'aria da raffreddare.
(i termini sono poco scientifici... ma è per spiegare il concetto).

Ora.. se vi è meno gas di quello previsto, l'impianto parte da una situazione "a riposo" con una pressione inferiore a quella prestabilita e questo ne rende difficoltoso e meno efficace il funzionamento.
Visto che la dimensione del circuito dovrebbe essere "fissa" (il volume) e che a parità di volume e temperatura la pressione è direttamente proporzionale alla quantità... mi sfugge come mai la rilevazione della pressione non sia elemento sufficiente per determinarne la quantità.

L'elemento più "variabile" è la temperatura ma anche questa dovrebbe essere rilevabile dai macchinari preposti....

Se stiamo dicendo invece che è "bene" che il gas venga "ricondizionato" attraverso filtri e depuratori... allora è un'altra cosa; ma credo che l'influenza di sostanze "estranee" (come residui distaccatisi dal circuito o lubrificante del compressore.. se non usano compressori "evoluti") sia marginale rispetto al fattore "pressione" (e quindi quantità).

P.S. per una spiegazione molto più scientifica e dettagliata del funzionamento (e dei vari tipi di gas impiegati) consiglio la lettura della pagina
http://www.agafish.it/images/Informazioni%20tecniche%20varie/Conosciamo%20il%20frigorifero/conosciamo%20il%20frigorifero.htm

dove... tra l'altro... c'è anche una frase che recita:
Quando bisogna effettuare la ricarica del gas nel circuito?
Non bisogna mai farlo. Il gas circola in un circuito chiuso, se non c'é una perdita l'impianto non si scarica mai. In ogni caso, prima di ricaricare bisogna cercare ed eliminare il "buco" da cui il gas è fuoriuscito.

Non ti preoccupare, le polemiche sono l’ultimo dei miei pensieri; capire le cose invece per me è sempre importante. E con questo non voglio mettermi sul trono di chi sa, ma sul seggiolino di chi cerca di capire ed imparare.
La tua considerazione l’avevo fatta anch’io, tra me e me, però poi ho anche pensato che in realtà siamo in presenza di un fluido bifasico: il refrigerante è un liquido, compresso nel compressore, che vaporizza (o tende a farlo) nell’evaporatore, quindi in realtà per stabilre la quantità di fluido presente nell’impianto bisognerebbe avere un controllo preciso della pressione e della temperatura, magari in più punti dell’impianto stesso. E anche così non so se avresti una lettura precisa... purtroppo è un argomento con cui mi scontro giornalmente nel mio lavoro, con un altro fluido che oltre ad essere bifasico è anche bicomponente (il GPL...).
Allora, mentre ero dal meccanico, ho cercato di capire come funzionano le macchinette di ricarica: ci sono due attacchi, uno per la zona di alta pressione e uno per la zona di bassa, ed effettivamente tutte e due misurano la pressione, che deve essere entro un certo range; se è fuori, sicuramente l’impianto deve essere ricaricato (e se è nuovo bisogna prima capire perchè è scarico...).
Se la pressione è corretta, bisogna valutare se ci sono fattori che possono aver innalzato queste pressioni; l’aver usato il climatizzatore da pochi minuti o aver lasciato l’auto al sole per ore, influiscono. Quindi, se si ha l’impressione che il proprio impianto faccia poco freddo, dopo aver pulito e controllato filtri e canalizzazioni, si può verificare la pressione del refrigerante e, se non è proprio alta alta, si può ‘rischiare’ e schiacciare il bottone di “recupero”: la macchinetta inizia ad estrarre il fluido dall’auto e lo ‘deposita’ al suo interno in un contenitore collegato ad una cella di carico, che pesa il fluido recuperato; si può poi impostare il quantitativo corretto di fluido che ci dovrebbe essere nel climatizzatore (alcune macchine lo fanno in automatico mettendo il modello di auto, ma mi dicono non essere affidabili..), il fluido mancante viene prelavato dal serbatoio della macchinetta e pesato nel ‘famoso’ contenitore, dopodichè lo si può reinmmettere tutto nell’impianto dell’auto, facendolo passare per filtri meccanici e separatori d’acqua.

Il discorso di non riempire mai un circuito frigorifero se non perde ha un suo fondamento, ma considera che nessun impianto con gas in pressione è a parfetta tenuta stagna (qualsiasi omologazione prevede dei test di perdita massima ammessa, mai di perfetta tenuta...): se parliamo di frigoriferi o climatizzatori domestici, parliamo di installazioni fisse, che hanno valori di perdite molto molto inferiori ad un impianto montato su un’auto, che ogni giorno subisce sbalzi climatici enormi, urti e vibrazioni, accelerzioni e maltrattementi che nessun climatizzatore di casa subisce in tutta la sua ‘vita’: è normale che pian piano si scarichi un pò... inoltre l’efficenza sull’auto deve essere sempre al massimo, sennò come faresti a viaggiare al fresco dopo aver lasciato l’auto al sole, con temperature interne di oltre 50 °C (dopo aver areato, sennò anche 80 °C) e plastiche dei rivestimenti a 60-70 °C ???

Questo è il punto a cui è arrivata la mia comprensione, ma visto che posso sbagliarmi, se qualcuno ne sa di più, sono ben felice di ascoltare !!!
 
il tecnico risponde:63:: è vero, con la sola lettura dei dati dei manometri non è possibile sapere quanto gas c'è. :rm_shiftyAnche se dalla differenza dei dati dei manometri è possibile più o meno orientarsi.
Purtroppo il concetto di presenza di gas o meno è un po più complicato, cioè non è detto che se c'è pressione c'è il gas refrigerante. Questo è dato dal fatto che anche l'aria (altrimenti "r134" decaduto) che circola all'interno dell'impianto possa avere una certa pressione.
Isomma, per spiegarmi in modo semplice, se in circuito perfettamente a tenuta immetti un gas ad una certa pressione ( gas che è inesorabilmente soggetto a decadenza ) dopo enne salti termici questo gas si trasforma o decade in un'altro gas le cui proprietà non sono più quelle del gas originario, ma la pressione rimarrà pressappoco la stessa. (volutamente scludendo una serie di fattori).
La verità poi è questa, molte di quelle macchine che ha descritto prima AVENSALLE (ottimo osservatore e preciso auditore:63::63:smile: non hanno fatto altro che far diventare gli asini in cavalli... (come si dice dalle mie parti!!!!), per questo meccanici, ellettroauto e rivenditori che non capiscono un caXIo devono far pagare una semplice ricarica, il cui costo materialmente è di sole 20-30€, almeno 100/150€ per poter ammortizzare il costo della macchina stessa.
A volte quando l'impianto raffredda poco, basta mettere 50g di "r134" ed in 50cc di lubrificante che ritorna tutto OK. è ovvio che bisogna valutare da caso a caso e sopprattutto nel tempo quale intervento fare, se dopo una settimana non raffredda ebbene pensare ad un'altro intervento.
Spesso capita che i proprietari delle macchine non sanno, o non ricordano precedenti interventi o peggio degli incidenti, ed è qui che la facenda si complica.
 
Nel frattempo mi son letto un pò di roba sulla rete sul R134a e su alcune norme di riciclo, purificazione ecc....

Le ulteriori spiegazioni mi soddisfano un po' di più di quella precedente in quanto "soddisfano" le leggi della fisica.
Se ho capito bene il criterio è che la pressione può solo dire quanta "roba" c'è... ma non come sia composta. Quindi potrebbe essere che al limite sia solo "lubrificante" e niente R134a.

Siccome gli impianti di R134a (praticamente tutti quelli prodotti dopo il 1995) hanno anche bisogno di un lubrificante non si sa quale sia la composizione o la contaminazione della "roba" che c'è nell'impianto.

NB: Per la possibilità che vi sia "aria"... ho qualche perplessità... a meno che la pressione non sia scesa sotto quella atmosferica in un qualche momento della vita dell'impianto.

Ma allora significa che in sostanza, per ovviare a questo problema, bisognerebbe fare il vuoto, immagazzinando il "mix" estratto per il sucessivo riciclaggio, e ricaricare il tutto con la corretta proporzione di gas "non contaminato" (nuovo da bombola) e lubrificante nuovo.
...non prima di aver anche sostutito tutti i filtri e cartucce deumidificatrici presenti nell'impianto stesso.

Se questo è ciò che avviene...ok... ma ho qualche dubbio (visto che nessuno regala niente) che ciò sia quel che avviene realmente........altrimenti non farebbero pagare la "differenza" di R134a "AGGIUNTA"... ma l'intera quantita di gas (+lubrificante, filtri ecc...) necessaria.

Più facile che avvenga quanto descritto da Avensalle con recupero del vecchio "più o meno filtrato e deumidificato".

Tutto ciò però esula un pochino dal problema sollevato originariamente e dal mio commento sul "non volere" fare un semplice controllo.

Provo a riassumere i diversi livelli di intervento in ordine di "qualità":

1) Puro controllo della pressione
2) rabbocco empirico (o comunque con un certo grado di approssimazione)
3) svuotamento, filtraggio e rabbocco
4) svuotamento e riempimento totale con sostanze "nuove"

Da tutto ciò io ne deduco che un "semplice" controllo della pressione si può fare ma non è "esaustivo" nel diagnosticare eventuali problemi dell'impianto.
Ma il punto era proprio quello....
diagnosticare Vs. manutenere
Sono il primo a dire che se un impianto ha problemi... vada fatta una diagnosi e, possibilmente per gradi successivi, un CURA.

Ma qui sembra che qualcuno affermi che anche in assenza di "sintomi", vada fatto un check-up che in realtà non è neanche un check-up... ma una mezza cura ... anche se il "malato" è sano.

Per fare il paragone "umano":
Accertato che il fisico umano è soggetto a decadimento nel tempo.... (come i gas) :wink_smil

Ad una certa età i medici cominciano a consigliare dei check-up per tenere sotto controllo alcuni parametri di funzionamento... come ad esempio gli esami del sangue.

Ma a nessuno viene in mente di fare una dialisi con rabbocco di sangue fresco mediante trasfusione, nè tantomeno di sostituire tutto il sangue in circolazione ad una persona che non ha manifestato alcun sintomo.... :77:, senza neanche fare un esame "diagnostico" prima!!!


P.S. quando mi riferisco ad un "più o meno filtrato"... lo faccio perchè leggendo in giro sembra che la contaminazione ed il decadimento del gas non sia cosa che una "machinetta" possa risolvere con quattro filtri... ma che sia eventualmente un'operazione per cui si necessitano di impianti industriali di tutt'altra entità.
 
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Scusate ma.. avete tralasciato un particolare.. quanto costa in media una ricarica del clima? si può fare ovunque o solo presso le concessionarie?

io dopo aver cambiato il radiatore dell'aria condizionata ho pagato per la ricarica totale e per il cambio del filtro 60 euro e l'ho fatto in una officina comune.
 
60 euro mi sembra una cifra onestissima!!!
Specie se era una ricarica completa!
Purtroppo da quel che sento in giro i prezzi applicati sono di tutt'altro tenore....
Come diceva nippodenso è più facile che chiedano dai 100 in su anche se hanno aggiunto pochissimo gas.
Sul "dove" farlo.... (se serve!) credo che si possa fare dappertutto (come ogni altra cosa daltr'onde) se sono "di fiducia".
Considerando che l'intervento umano è pressochè nullo (fa tutto la machinetta sembra), credo che basti rivolgersi a chi ha un certo "volume" di interventi di quel tipo. Il motivo è il solito... più ne fanno e più hanno pratica, e forse più è "evoluta" e manutenuta l'atrezzatura.
 
Quindi ormai tutti concordi sul fatto che si può evitare di ricaricare “alla cieca” il clima, e che meglio sarebbe valutare caso per caso, analizzando eventuali problemi.

Vai che pian piano ci avviciniamo alla “verità assoluta”... Nippodenso ci ha chiarito molti dubbi, ora cerchiamo di aiutarci...

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il fluido refrigerante è il fluido operativo di un ciclo frigorifero. Possono essere di tipo naturale (ammoniaca, anidride carbonica, propano, ecc.) o artificiale; i fluidi artificiali sono generalmente prodotti partendo dagli idrocarburi, sostituendo atomi di idrogeno con atomi di gas alogeni quali il fluoro ed il cloro.
A seconda della presenza o meno di Cloro, i fluidi artificiali vengono divisi in:
• CFC
• HCFC
• HFC
I CFC (clorofluorocarburi) sono idrocarburi che non presentano alcun atomo di idrogeno, e non vengono più utilizzati a causa della loro dannosità per lo strato di ozono stratosferico (dannosità dovuta esclusivamente al Cloro)
Gli HCFC (idroclorofluorocarburi), rispetto ai CFC presentano idrogeno e quindi meno cloro. Sono dunque meno pericolosi, ma anche questi gas non vengono più impiegati perché comunque contribuiscono a danneggiare lo strato di ozono.
Gli HFC (idrofluorocarburi) invece sono totalmente privi di Cloro e quindi non rappresentano un problema per quanto riguarda l'ozono.
Bisogna però sottolineare che tutti i fluidi che contengono carbonio (HFC e i cosiddetti fluidi ecologici quali l'R410a) contribuiscono all'effetto serra.
Sia i fluidi artificiali che naturali possono essere impiegati in refrigeratori a compressione di vapore. Per i refrigeratori ad assorbimento invece, l'unico fluido generalmente utilizzato è l'ammoniaca.
Classificazione ASHRAE
I vari refrigeranti sono designati in base alle indicazioni della norma americana ASHRAE Standard 34, cioè da una sigla composta dalla lettera R e da due o tre cifre.
La prima cifra è pari al numero degli atomi di carbonio meno 1, quindi vale 1 per i derivati dall'etano e 0 per i derivati dal metano (e si omette).
La seconda cifra indica il numero degli atomi di idrogeno più 1.
La terza cifra indica il numero degli atomi di fluoro.
Per i derivato dall'etano o dal propano possono esistere composti con uguale composizione chimica ma diversa struttura molecolare (isomero), che si distinguono aggiungendo una o più lettere minuscole (per esempio R134a).
Oltre ai precedenti refrigeranti puri, esistono miscele a più componenti raggruppate nella serie R400 (miscele zeotropiche, che vedono variare la temperatura nella trasformazione di fase a pressione costante) e nella serie R500 (miscele azeotropiche, con comportamento uguale a quello di un fluido puro).
Infine i fluidi naturali rientrano nella serie R700: R717 per l'ammoniaca e R744 per l'anidride carbonica.


Questi gas ricchi di Carbonio (C) e/o Idrogeno (H) col tempo e con la ripetizione dei passaggi di stato si degradano; degradarsi vuol dire sciogliere alcuni legami molecolari e legare i componenti con altri, magari presenti negli oli di lubrificazione del compressore (che vanno in soluzione col gas), dando vita a nuovi gas che potenzialmente mantengono inalterata la pressione all’interno del circuito.

Sul fatto che il fluido (gas + olio) venga recuperato non c’è dubbio: la pompa del vuoto trasferisce tutto dall’auto alla ‘macchinetta’ (mi è scappato di ‘denudarla’ dal bel guscio in plastica che la ri-veste...) riempiendo una specie di bombola dove viene pesato il gas e un contenitorino trasparente dove viene separato e riciclato l’olio (spesso è esterno e si vede comunque, anche senza spogliarelli...); quasi sicuramente, se degradazione c’è stata, la frazione modificata ha dato vita ad un gas più leggero, e quindi in teoria è relativamente semplice dividerlo dal gas ancora efficiente (ciò avviene in maniera automatica ed impercettibile anche negli impianti a gas per autotrazione...): non so se ciò viene fatto, ma in teoria è possibile (bisognerebbe avere lo schema del circuito di una macchinetta...); poi sono daccordissimo sul fatto che la filtrazione che si può fare in una ‘macchinetta’ sia grossolana, serve più che altro ad evitare che vada qualche schifezza nel compressore o nella valvola di laminazione.

Quindi, ricaricare sì, ma senza fretta !!!

Per la cronaca, l'intervento di ricarica a cui avevo 'assistito' in cui erano stati aggiunti circa 300 grammi di refrigerante e pochissimo olio, è costato al cliente 55 € + iva.
 
Anche in questo caso la cifra mi sembra assolutamente "ragionevole".
Se fossero tutti così direi che, in caso di problemi o dubbi sull'efficienza di un impianto, l'operazione non sarebbe neanche una "tragedia".
La mia unica esperienza diretta risale a più di dieci anni fa, quando il "controllo" mi è stato fatto pagare circa 100.000 delle vecchie lire da un concessionario Audi.
(e personalmente ritengo che per l'epoca fosse praticamente "un furto")

Curiosità dalla rete:
Sempre leggendo in giro ho visto che la toyota ha già prototipi funzionanti, e forse anche già implementati in piccola serie, di impianti che funzionano a Co2 (anidride carbonica).

Una considerazione mi "sovviene", leggendo del degrado dei gas utilizzati.....
....non credevo che l'uso o meno dell'impianto fosse molto influente sulla sua durata, ma evidentemente mi sbagliavo. Anche questo fattore quindi dovrebbe/potrebbe esser tenuto in considerazione nel considerare le esperienze riportate da molti sulla "durata" dell'impianto senza dover intervenire sullo stesso.
 
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